IL PRESIDENTE DEL VENEZUELA SI RACCONTA. “IL GESTO DEL CONGO E’ UNO DEI MIEI PIU’ BEI RICORDI LEGATI A QUESTO TORNEO. LASCEREMO UN GIORNO, MA DA VINCENTI PERCHE’ QUELLO DEL LIDO ‘LA VELA’ E’ IL NOSTRO RETTANGOLO”

IL PERSONAGGIO
Amos Di Felice, è il presidente
allenatore e giocatore del Venezuela.
E’ un personaggio “storico” del TDF per
le sue innumerevoli partecipazioni
e per il suo contagioso e incontenibile
entusiasmo.

1. Ciao Amos! Fai anche tu parte dei personaggi simbolo del TDF. Sorpreso?
– Scherzi? La vostra è stata una scelta astuta perché, detto fra noi, chi meglio di me rappresenta questo torneo?! Scherzi a parte, sono molto contento e sono pronto a tutte le domande!

2. Wow! Partiamo, allora, dal TDF14: l’anno scorso dopo il mancato raggiungimento delle finali, si mormorò che sarebbe stato l’ultimo TDF del Venezuela. Pronto a smentire? Ci sarete nel 2019?
– Certo! In realtà, non posso smentire del tutto i rumors che circolarono terminato il TDF14. Si, ci abbiamo pensato, ma onestamente perché mai avremmo dovuto dare l’addio al TDF senza concludere in bellezza? Sarebbe stato da folli lasciarci così. Quel momento arriverà ma non ci saluteremo da perdenti: ve lo assicuro! La gloria scorre nelle vene di noi venezuelani.

3. Rimanendo quindi all’edizione 2018. Nella prima intervista che ci avevi rilasciato durante il giorno dei sorteggi dichiarasti “quest’anno è dura, ma abbiamo un cuore grande così”.
Di’ la verità, te lo sentivi che sarebbe stata complicata?
– Conosco molto bene la mia squadra o come mi piace definirla, la mia famiglia. Quindi sì, me lo sentivo!

4. E, secondo te, cosa non ha funzionato? Quali sono stati gli errori commessi?
– Le condizioni fisiche e quelle psicologiche non erano delle migliori, siamo arrivati al torneo un po’ sottotono. La principale causa di ciò è, di sicuro, nell’aver trascurato gli “allenamenti”, poi, detto francamente, in squadra c’è sempre qualcuno che ama divertirsi e durante l’estate, si sa, si fa sempre un po’ più tardi. Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine!
E poi, dai giocatori del Venezuela ci si aspettano sempre grandi cose: il pubblico ce lo chiedeva. E questa pressione in campo l’abbiamo sentita, ci ha logorato minuto dopo minuto e alla fine siamo scoppiati.
Però, ci abbiamo messo il cuore e questo nessuno lo può negare! Quello lo mettiamo sempre, nel bene e nel male.

5. Passando più al personale. Siete l’unica squadra ad avere un presidente, allenatore e giocatore. Perché questa figura? E, soprattutto, ti pesa questo triplo ruolo?
– Il mio ruolo è fondamentale! Sono sempre pieno di impegni e problematiche da affrontare, ma lo faccio sempre con il sorriso! (ride, n.d.r)
La verità è che onestamente non sono bravo né con le mani, né con i piedi però sono molto competitivo e amo lo spirito di squadra e quindi mi sono ritagliato questo piccolo ruolo “ironico” all’interno del Venezuela: presidente-allenatore e a tratti anche giocatore!

6. A proposito di giocatore, tu sei quello che ha meno minuti di tutti, seppur la tua presenza ci abbia regalato dei memorabili momenti di gran show…
– Hai ragione, di minuti ne ho giocati davvero pochi (si possono contare sulle dita di un mano) ma quando l’ho fatto ho sempre dato spettacolo! A proposito, vi do una piccola anticipazione, quest’anno firmerò la mia prima rete del TDF.

7. Uno di questi momenti di spettacolo è di sicuro la tua bomba nella gara 2 dei quarti di finale contro il Congo…
– In quella partita, segnai una tripla (passatemi il termine) della Madonna! Una vera e propria bomba!

Quella tripla l’avevo studiata, provata e riprovata per anni! Conoscevo il tabellone, la retina, il ferro, ero posizionato sulla mia mattonella quella leggermente più bassa rispetto a tutte le altre e, calcolata la velocità del vento di circa 2,3 nodi, ho effettuato un tiro con un’angolazione di 47º con il pallone gonfiato a 5bar: era tutto perfetto, me la sentivo!

8. C’è una vittoria alla quale sei più affezionato?
– Si, la semifinale del torneo di calcio del 2017 contro l’Islanda: gliene facemmo ben cinque, uno più pesante dell’altro, pesanti come macigni e cinque come cinque sono i giocatori del Venezuela che si schierarono quella sera in quel rettangolo! Fu una partita fin troppo tesa (termino’ 5-3): per noi non fu una semifinale ma una vera e propria finale anticipata. Inoltre, avevamo anche quella sete di vendetta per la finale dell’anno prima (finale nella quale il Venezuela fu sconfitto proprio contro l’Islanda, oggi Qatar, per 3-6 n.d.r.) persa nel nostro rettangolo. Sì, perché quello è il rettangolo del Venezuela!

Amos abbraccia i suoi giocatori, al termine della finale vinta con il Congo

Amos abbraccia i suoi giocatori, al termine della finale vinta con il Congo

9. Quale è l’aneddoto che per prima ti viene in mente, quando pensi al TDF?
– L’aneddoto più bello che ricordo fa riferimento proprio alla semifinale del 2017: si concluse con 8 uomini sul campo 4 vs 4. Fu espulso Edoardo Zitti. Non so ancora se la decisione dell’arbitro fu gesta o meno, ma in quel momento mi crollò il mondo addosso!
Il problema, infatti, non era tanto terminare la semifinale, in quanto stavamo vincendo di due gol ed eravamo a pochi minuti dalla fine. Il vero problema era che avremmo dovuto giocare la finale, ed Edoardo avrebbe preso una giornata di squalifica.
Fortunatamente i ragazzi del Congo (squadra che dovevamo affrontare il giorno dopo in finale) si sono dimostrati di una sportività unica. Capirono e interpretarono a pieno lo spirito di questo torneo, permettendoci così di affrontarci la finale ad armi pari!

10. Dal Venezuela ci si aspetta sempre la finale o meglio la vittoria. Quale sarà l’obiettivo di quest’anno?
– Quest’anno puntiamo a passare i gironi (ride, n.d.r). E se saranno sedici squadre sarà ancora più dura perché avremo anche una partita in più sul groppone! Ormai l’età che avanza, si fa sentire…

11. Se dovessi descrivere il TDF in una parola? Quale useresti e perché?
– Per me il TDF è Passione.
La cura e ricercatezza dei dettagli che contraddistingue Corrado e tutto il suo staff è segno di una passione incommensurabile: loro come noi, ci mettono davvero il cuore! Credono in quello che fanno e danno sempre il massimo anno dopo anno cercandosi di migliorare ogni anno sempre più: chissà, di questo passo, dove arriverà il TDF…
Mi ricordo bene come quando ero più piccolo, e già presidente e allenatore dell’inarrestabile Sudafrica, cil torneo fosse molto più ridotto. Nel corso degli anni è cresciuto in maniera esponenziale stupendoci ogni anno sempre più!
E, vi dico di più, una volta che avremo passato il testimone alla nostra personale “cantera” (il Venezuela2.0) vogliamo entrare a far parte dello staff, come vi abbiamo già detto più volte.

12. Per voi uno spazio ci sarà sempre nel TDF. Nel frattempo, c’è qualcosa che aggiungeresti al Torneo ?
– Si! Le veline, quelle stanno bene ovunque.